25 anni fa...
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Soccer Manager Italia :: Il gioco più bello del mondo: Il calcio :: Le grandi competizioni per nazionali
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25 anni fa...
Ormai sono passati 25 anni dal mondiale che è forse il più famoso di tutti.
per ricordare:
L’antica Tenochtitlan era pronta ad accogliere un nuovo dio, mezzo indio, mezzo napoletano, tutto argentino. Per la seconda volta questo luogo ospitava la finale della Coppa del Mondo di calcio. Era il 29 giugno 1986. Se nel ’70 l’eroe fu Pelé, ora l’Azteca apriva le porte a Diego Armando Maradona, liberatore delle Malvinas nei quarti di finale contro l'Inghilterra.
Il rapporto di Maradona con i Mondiali era stato disastroso: nel 1978 Menotti non lo convocò, mentre nell’82 finì con la frantumazione dei gioielli del brasiliano Batista e relativa espulsione. Ma nel 1986 si era convinti che un giocatore così non s’era visto mai, anche se l'Argentina allenata da Carlos Bilardo, a parte Burruchaga e Valdano, era fatta da mestieranti. E poi c’era da fare i conti con la Germania, che piuttosto di arrendersi si sarebbe fatta calpestare da morta.
L’Azteca puntava i suoi 228mila occhi sul 10 argentino, reincarnazione del Serpente Piumato, ma Lothar Matthäus gli si incollò subito per prosciugargli l’ombra. Il mediano tedesco inseguiva il Pibe in ogni anfratto. E la cosa pareva funzionare. Dopo venti minuti, però, il difensore Brown saltò in groppa alla difesa tedesca, con Schumacher a farfalle, e di testa insaccò l’1-0. Schiacciata da tensione e tatticismi, la finale riprese ad avanzare nelle sabbie mobili della noia.
Quando Valdano, al decimo della ripresa, in rapido contropiede sulla sinistra raddoppia lo score, si pensa che la finale sia giocata e che non ci sia bisogno di Diego. La Germania non sembra avere la forza per scardinare. Rummenigge, che in semifinale aveva ribaltato la Francia da solo, vaga inferocito alla vana caccia di palloni. Matthäus, di solito regista del gioco tedesco, è troppo occupato ad annullare Maradona per poter manovrare. L’Argentina si sente sempre più sicura. Solo Diego freme nella sua gabbia, capisce che basta un niente per rovinare tutto.
In sette minuti, il dramma argentino si palesa: prima Rummenigge e poi Völler riportano la sfida in parità. “Alla fine vincono sempre i tedeschi”, diceva Gary Lineker, come una cassandra. Mancano meno di dieci minuti, l’Argentina vacilla.
Ed è lì che Quetzalcoatl si manifesta. Convinto pure lui di avere la partita in mano, Matthäus concede un po’ d’aria a Maradona, calcolando che a sessanta metri dalla porta pericoli non ce ne possano essere. Dieguito respira quell’aria, si inventa uno spazio vuoto che non esisteva e ci infila il pallone prima ancora di vedere Burruchaga lanciarsi alle spalle della linea di difesa tedesca.
In quel tempo tra il passaggio e il tiro si sa che la la partita è decisa. Vedere la palla in fondo alla rete è solo logica. I tedeschi sono al tappeto, l’Argentina vince il suo secondo Mondiale. Quetzalcoatl, il Serpente piumato azteco, è tornato e ha le fattezze di Diego Armando Maradona, il più amato, immaginifico e discusso eroe della leggenda del calcio, campione del mondo una volta sola, come quei fiori che sbocciano ogni mille anni e poi muoiono.
per ricordare:
L’antica Tenochtitlan era pronta ad accogliere un nuovo dio, mezzo indio, mezzo napoletano, tutto argentino. Per la seconda volta questo luogo ospitava la finale della Coppa del Mondo di calcio. Era il 29 giugno 1986. Se nel ’70 l’eroe fu Pelé, ora l’Azteca apriva le porte a Diego Armando Maradona, liberatore delle Malvinas nei quarti di finale contro l'Inghilterra.
Il rapporto di Maradona con i Mondiali era stato disastroso: nel 1978 Menotti non lo convocò, mentre nell’82 finì con la frantumazione dei gioielli del brasiliano Batista e relativa espulsione. Ma nel 1986 si era convinti che un giocatore così non s’era visto mai, anche se l'Argentina allenata da Carlos Bilardo, a parte Burruchaga e Valdano, era fatta da mestieranti. E poi c’era da fare i conti con la Germania, che piuttosto di arrendersi si sarebbe fatta calpestare da morta.
L’Azteca puntava i suoi 228mila occhi sul 10 argentino, reincarnazione del Serpente Piumato, ma Lothar Matthäus gli si incollò subito per prosciugargli l’ombra. Il mediano tedesco inseguiva il Pibe in ogni anfratto. E la cosa pareva funzionare. Dopo venti minuti, però, il difensore Brown saltò in groppa alla difesa tedesca, con Schumacher a farfalle, e di testa insaccò l’1-0. Schiacciata da tensione e tatticismi, la finale riprese ad avanzare nelle sabbie mobili della noia.
Quando Valdano, al decimo della ripresa, in rapido contropiede sulla sinistra raddoppia lo score, si pensa che la finale sia giocata e che non ci sia bisogno di Diego. La Germania non sembra avere la forza per scardinare. Rummenigge, che in semifinale aveva ribaltato la Francia da solo, vaga inferocito alla vana caccia di palloni. Matthäus, di solito regista del gioco tedesco, è troppo occupato ad annullare Maradona per poter manovrare. L’Argentina si sente sempre più sicura. Solo Diego freme nella sua gabbia, capisce che basta un niente per rovinare tutto.
In sette minuti, il dramma argentino si palesa: prima Rummenigge e poi Völler riportano la sfida in parità. “Alla fine vincono sempre i tedeschi”, diceva Gary Lineker, come una cassandra. Mancano meno di dieci minuti, l’Argentina vacilla.
Ed è lì che Quetzalcoatl si manifesta. Convinto pure lui di avere la partita in mano, Matthäus concede un po’ d’aria a Maradona, calcolando che a sessanta metri dalla porta pericoli non ce ne possano essere. Dieguito respira quell’aria, si inventa uno spazio vuoto che non esisteva e ci infila il pallone prima ancora di vedere Burruchaga lanciarsi alle spalle della linea di difesa tedesca.
In quel tempo tra il passaggio e il tiro si sa che la la partita è decisa. Vedere la palla in fondo alla rete è solo logica. I tedeschi sono al tappeto, l’Argentina vince il suo secondo Mondiale. Quetzalcoatl, il Serpente piumato azteco, è tornato e ha le fattezze di Diego Armando Maradona, il più amato, immaginifico e discusso eroe della leggenda del calcio, campione del mondo una volta sola, come quei fiori che sbocciano ogni mille anni e poi muoiono.
fiorentina93- Allenatore di serie B
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Re: 25 anni fa...
La cavalcata dell'argentina al mondiale 86 fu innarestabile. A parte Maradona l'eroe della manifestazone, tutta la squadra disputo un grande mondiale.
Che ricordi ... a 10 anni sino a notte fonda a vedere le partite più improbabili insieme a mio padre tipo Canada-Ungheria
Che ricordi ... a 10 anni sino a notte fonda a vedere le partite più improbabili insieme a mio padre tipo Canada-Ungheria
Re: 25 anni fa...
ricordi belli anche del 82 con la festa e il casino ma ero sinceramente troppo piccolo e probabilmente neanche troppo appassionato di calcio, ma quello del 86 che spettacolo , il mio primo vero mondiale, le prime partite viste con mio padre che ora non c è più ,che come la palla girava anche a 10 metri dal diez mi diceva guarda guarda diego che ora inventa . Come poteva un quasi undicenne non innamorarsi del calcio definitivamente ?
cibborio- Allenatore di Serie A
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Re: 25 anni fa...
cibborio ha scritto: ricordi belli anche del 82 con la festa e il casino ma ero sinceramente troppo piccolo e probabilmente neanche troppo appassionato di calcio, ma quello del 86 che spettacolo , il mio primo vero mondiale, le prime partite viste con mio padre che ora non c è più ,che come la palla girava anche a 10 metri dal diez mi diceva guarda guarda diego che ora inventa . Come poteva un quasi undicenne non innamorarsi del calcio definitivamente
poche righe hai scritto ma molto molto intense. Belle.
PINUCCIO- Allenatore di fama europea
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cibborio- Allenatore di Serie A
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Località : poggio renatico
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